Il museo dell’emigrazione online “Nulla osta per il mondo”
Il Novecento è stato un secolo di grandi spostamenti di popolazioni, determinati dai profondi mutamenti del mercato del lavoro, dalle guerre, dai mezzi di comunicazione e, non ultimo, dalla povertà.
E’ un processo che ha investito anche l’Italia, circa 23.000.000 di italiani hanno attraversato tra Otto e Novecento il mondo nella sua globalità, scegliendo di cercare fortuna soprattutto nella vicina Europa o nella mitica America. Per milioni di italiani, specialmente nel sud depresso e senza prospettive, per tutti coloro che erano disposti al duro lavoro, il sogno americano esercitava un grande fascino anche per la consapevolezza che, in quel paese, si poteva progredire indipendentemente dalle proprie origini.
La grande emigrazione di massa fu favorita certamente anche dall’invenzione della nave a vapore.
Renazzo e tutto il Centese possono vantare un ruolo da protagonisti nell’ambito del fenomeno migratorio, tanti nostri concittadini sono stati attratti dalle prospettive di lavoro e di riscatto offerte dalle industrie, dalla grande proprietà terriera, dai governi dei nuovi paesi e dalla loro richiesta massiccia di manodopera non specializzata .
Con questo progetto si vuole porre l’attenzione su una serie di documentazioni archivistiche relative all’Emigrazione, conservate in parte presso l’Archivio Storico del Comune di Cento, in particolare:
a) i volumi superstiti del Registro delle emigrazioni all’estero che conservano i nomi, correlati alle foto tessera, le destinazioni di quanti dal 1890 al 1947 chiesero il nullaosta per il passaporto.
b) i registri anagrafici per gli aa. 1860-1921.
Ricostruendo la storia di chi ci ha preceduto, è facile fermarsi a riflettere su quanto le loro scelte, spesso casuali, abbiano inciso sulla nostra vita.
“Documentare questi viaggi avventurosi attraverso le immagini è come ricreare un tassello del nostro passato e ricomporre il tessuto sociale e culturale della nostra comunità.”
Il raggio di ricerca si è dunque ampliato, guardando ai suggestivi orizzonti degli Stati Uniti, in particolare Plymouth, dell’India e del Canada, mete di emigrazione con cui attualmente è in atto un fitto rapporto epistolare con i discendenti dei migranti centesi.
A seguito dell’aumento del numero dei contatti intercorsi fra il personale dell’Archivio storico comunale e un numero significativo di emigrati, oramai di terza generazione, provenienti da diversi stati, sono emerse diverse criticità legate innanzi tutto alla distanza; a fronte di questa problematica si è valutata la necessità di creare un unico punto di riferimento dove far confluire le richieste cercando di fornire risposte in tempi brevi e anche dare vita a un centro di raccolta delle ‘storie’ di emigrazione.
Per questo motivo, grazie al contributo dell’Assemblea legislativa Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e alla collaborazione dell’Associazione Emilia-Romagna di Mar del Plata – Buenos Aires, U.R.E.R.B.A. – Unione Regionale Emilia Romagna – Buenos Aires e il Circolo Emilia-Romagna di San Paolo del Brasile è nato il Museo e centro studi sull’emigrazione online “Nulla osta per il mondo”. In questo progetto ci affianca anche Laura Alberghini Ventimiglia, italo-americana di terza generazione e professoressa universitaria in pensione, che ha iniziato recentemente una carriera nuova, seguendo la sua passione, come ricercatrice e scrittrice della sua eredità italiana. Ha visitato l’Italia per cercare le sue radici e nel 2015, ha fondato la Buttieri Press per supportare la conservazione delle storie di famiglia e delle tradizioni. Adesso torna frequentemente in Italia per condurre ricerche e visitare la sua famiglia. Laura condivide questa passione e lavoro con sua cugina, Diletta Ballati, studentessa universitaria.
Si ritiene che le nuove tecnologie, in particolare l’impiego di internet per una tipologia così particolare di museo, possano essere un imprescindibile strumento di interazione e coinvolgimento degli interessati, tenuto conto anche della distanza ‘geografica’ e la versione online ne garantirebbe una visibilità mondiale.
Inoltre in questi ultimi tempi, oltre al consolidato rapporto con la città di Plymouth nel Massachusetts che si intende ampliare ulteriormente, a fronte del fatto anche che stanno emergendo nuove storie, si è dato impulso anche a contatti e ricerche con altri stati esteri, in particolare con l’Argentina e con il Brasile.
Va ricordato che il Comune di Cento è gemellato dal novembre 2000 con Vicente Lopez (Buenos Aires), l’ottava città della Repubblica Argentina relativamente a popolazione, molto eterogenea con una predominante discendenza italiana di oltre il 50%.
Inoltre l’artista centese Aroldo Bonzagni, di cui nel 2018 ricorre il centenario della morte, agli inizi del novecento lavorò per qualche tempo nella capitale argentina.
Oltre al Museo dell’emigrazione con sede a Renazzo presso la Scuola Media e alla documentazione conservata presso l’Archivio Storico Comunale questo nuovo progetto aggiunge un importante tassello alla storia dell’emigrazione dal territorio.
Storie da riscoprire attraverso le immagini pubblicate online, recuperate dai Registri dell’Anagrafe centese, ora conservati presso l’Archivio Storico o fornite da soggetti privati.
L’interesse per la storia della comunità locale, in particolare di quella renazzese, ha portato alla riscoperta di importante documentazione, in larga misura conservata presso l’Archivio storico comunale di Cento relativa al grande esodo degli italiani all’estero a partire da fine ottocento, a cui si sono aggiunti, nel corso delle ricerche, significative e toccanti testimonianze di coloro che hanno lasciato le terre d’origine per trasferirsi in paesi lontani, in particolare in America, esportando la loro “forza-lavoro” e conseguentemente costituire un’importante risorsa sia per l’Italia che per il paese ospitante.
Molteplici risultano essere le iniziative che il Comune di Cento ha realizzato negli ultimi anni, scaturite poi nel 2015 nella creazione di un Centro Studi e Ricerca sull’emigrazione dal territorio con sede a Renazzo e nel 2016 nella creazione di una banca digitale relativa alla documentazione archivistica storica dell’Ufficio Anagrafe (dal 1866 al 1921).
Nel luglio 2014 una delegazione della Regione Emilia-Romagna – Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel mondo e l’allora Assessore alla Cultura del Comune di Cento si sono recati negli Stati Uniti in particolare a Plymouth, una città del Massachusetts in cui diversi renazzesi trovarono lavoro nella fabbrica di cordami Plymouth Cordage Company. Questo viaggio ha contributo a ‘rinsaldare’ i rapporti con la numerosa comunità italiana residente, suscitando nei discendenti un interesse verso la terra natale dei propri avi.
Nel novembre dello stesso anno, a Renazzo è stato realizzato un evento nel corso del quale è stato presentato il libro dal titolo “La condanna di Sacco e Vanzetti. Testimonianze di emigrati renazzesi al processo di Plymouth”; l’occasione è stata data dal restauro del film «The March of Sorrow» («La marcia del dolore»), un documento storico di portata eccezionale che riproduce il funerale dei due sfortunati emigrati italiani, celebrato a Boston il 28 agosto 1927. I renazzesi hanno avuto un ruolo significativo nel corso del processo, in quanto alcuni di loro hanno testimoniato a favore di Vanzetti; furono testimoni chiave che portarono prove schiaccianti a favore dell’accusato. Presso la casa di una di queste, Mary Fortini, emigrata in America nell’ultimo decennio dell’Ottocento, Vanzetti dimorò tra l’altro a pensione per diverso tempo.
Ma, in realtà, il progetto ha iniziato a concretizzarsi nel 2013 con la pubblicazione del volume con annesso dvd “Nulla osta per il mondo: l’emigrazione da Renazzo”, curato da Renzo Rabboni, realizzato grazie al contributo della Regione Emilia-Romagna – Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel mondo, della Provincia di Ferrara, della Parrocchia di Renazzo, della Partecipanza Agraria di Cento e dell’Associazione Parco dei Gorghi. L’idea è nata alcuni anni prima su interesse di privati, quando, nel sottotetto del Municipio, sono stati rinvenuti tre registri di emigrazione datati tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo.
L’emigrazione dal centese si inserisce nel quadro generale dell’emigrazione italiana che portò più di venti milioni di italiani a lasciare il paese nell’arco di un secolo. Il fenomeno migratorio nazionale viene tradizionalmente suddiviso in quattro periodi o fasi:
-la prima, dal 1876 al 1900;
nel 1876 si cominciano a raccogliere i dati da parte della Direzione Generale di Statistica.
In questo periodo partono soprattutto uomini in età da lavoro in gran parte dal Nord Italia verso Europa, Stati Uniti (che attiravano per lo sviluppo crescente di infrastrutture ed industrie) e America del Sud (Brasile, Uruguay, Argentina dove era fortissima la richiesta di manodopera per lavori agricoli).
-la seconda, dal 1900 alla prima guerra mondiale;
qui sono in maggioranza gli italiani del Meridione a partire verso l’America.
-la terza, tra le due guerre;
calano i numeri delle partenze verso le Americhe per le politiche restrittive d’oltreoceano (le “Quote”) ed anche del regime fascista che spingeva invece per l’emigrazione nelle colonie africane. Aumentano le partenze per i paesi europei (Francia e Germania soprattutto).
-la quarta, dal dopoguerra agli anni ‘60/’70.
calano i flussi verso l’America Latina per le locali crisi politiche ed economiche e riprendono vigore i flussi verso l’Europa (Germania, Svizzera e soprattutto Belgio per i lavori nel campo minerario).
Prende piede poi la migrazione interna dal sud verso il nord Italia industrializzato.
Gli italiani emigravano per necessità. Con tanta forza d’animo, determinazione e speranza, partivamo verso paesi lontani, con fagotti e valigie di cartone, verso un orizzonte nuovo: la Svizzera, la Germania, il Belgio, l’Argentina, il Brasile e gli Stati Uniti. Gli italiani partivano perché volevano una vita migliore, per fuggire dalla povertà.
L’emigrazione degli italiani in America si è svolta dalla fine dell’800 alla prima metà del ‘900. L’emigrazione italiana in America ha interessato soprattutto l’Argentina. Visto che la maggior parte degli emigrati erano contadini, il governo argentino assegnò loro alcuni terreni gratuitamente, destinati alla coltivazione. Gli emigrati italiani in Brasile si sono dati al commercio, negli Stati Uniti, invece, l’economia era diversa, più industrializzata, e offriva ai nostri connazionali un mestiere diverso. In questo Paese sono molto diffusi i ristoranti e le pizzerie di origine italiana, attività che si trasmettono da padre in figlio.
L’emigrazione italiana in Francia, invece, iniziò dopo il 1850. I primi Italiani arrivarono per svolgere l’agricoltura, la muratura, il lavoro nelle miniere e in fabbrica. Lo sviluppo industriale della Francia portò ad una richiesta di lavoratori, provenienti da altri stati, parecchio vasta. Inizialmente, la zona più interessata a questa espansione industriale fu la Lorena, poi il fenomeno si estese in tutto il territorio nazionale. Ci furono poi altre due ondate migratorie, una a cavallo delle due Guerre e l’altra dopo il secondo conflitto mondiale.
Anche il Belgio ha rappresentato una meta ambita per gli emigranti italiani. L’emigrazione in Belgio iniziò ad incrementarsi dopo la fine della prima guerra mondiale, quando il Belgio iniziò a chiedere della manodopera per le miniere della Regione della Vallonia, in seguito ai troppi morti durante la guerra. Molti furono i giovani italiani che diventarono minatori in Belgio tra il 1946 e il 1960. Il carbone del Belgio, in quegli anni di limitazione delle risorse energetiche, era fondamentale per la ricostruzione post bellica. Accanto alla possibilità di avere un’occupazione, restavano però taciute le condizioni estremamente difficili di vita dei minatori e il loro basso stipendio.